Nel 1968, alla Biennale di Venezia, Michelangelo Pistoletto presentava il Manifesto della Collaborazione, l’atto di nascita di Zoo, un gruppo la cui attività legava l’arte visiva al teatro, alla musica e alla danza, attraverso la sperimentazione di azioni performative che avrebbero portato poi nel 1981 alla ideazione e produzione di Anno Uno, una pièce di strada che coinvolse venti persone di Corniglia, in Liguria.
Michelangelo Pistoletto, Il tempo del giudizio, materiali vari, 2009, ph. Ela Bialkowska, courtesy Galleria Continua.
Da Corniglia e dal 1981 è iniziata la nostra conversazione con l'artista, che di recente ha inaugurato la personale Il Tempo del Giudizio alla Galleria Continua. Dal coinvolgimento diretto su strada, all'impresa di Cittadellarte, dall'estemporaneità della pièce alla progettazione comune del laboratorio di Biella, Pistoletto ci ha parlato del ruolo dell'artista, della necessaria responsabilità sociale di cui deve farsi portatore e veicolo, del tempo del giudizio che è arrivato, cui dobbiamo sottoporci, del giudizio che "dobbiamo mettere" per la creazione di una nuova civiltà, di quel terzo paradiso che dovrebbe coniugare la dimensione del naturale e dell'artificiale. Dal giudizio della Chiesa, di un Dio che giudica, all'autoesame che l'uomo, di fronte allo specchio, di fronte a se stesso, deve affrontare.
Michelangelo Pistoletto, Quadro specchiante Donna Segno Arte, serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 2008, ph. Ela Bialkowska, courtesy Galleria Continua.
E non poteva quindi mancare un accenno allo specchio, una porta che proietta l'artista nel mondo e il mondo nell'universo dell'artista, luogo di confronto, di unione di opposti; e con lo specchio si è parlato anche di distorsione, speculazione e riflessione.
L'intervista è accompagnata da Coastal Summers di Ian Hawgood, da Akis Apple di Plaistow e da Out di Portabot.
Questa intervista è realizzata nell'ambito del progetto SIR - sistema informativo regionale per l'arte contemporanea.