Prima di Tommie Smith e John Carlos, ben prima di Carl Lewis, Ben Johnson e Michael Jordan, Marshall Walter Taylor è stato il primo vero atleta afro-americano a godere di fama internazionale. 
Non sono bastate le discriminazioni raziali, non è bastata la zavorra di dieci chili con cui era obbligato a correre solo per il fatto di essere nero, non è bastata una legge - abolita solo nel 1999 - che vietava ai ciclisti di colore di correre su pista, non sono bastati gli avversari caucasici a fermarlo dal raggiungere il podio di campione mondiale di velocità su pista. Distanza un miglio. Era il 1899 e il black cyclon, il Major Taylor - così lo chiamavano - raggiunse il gradino più alto del podio. Un talento naturale sulla bicicletta, la cui vicenda di iniquità è alla base di Dynamo Project, il lavoro con cui Michelangelo Consani ha vinto la prima edizione del Premio EX3 Toscana Contemporanea


Un progetto che invita a riflettere sui temi della discriminazione razziale e che si allarga poi ai rapporti viziosi e viziati tra ambiente, energia, equità e giustizia sociale.
L'iniquità nell'accesso alle risorse rimane uno dei problemi cardine del nostro tempo ed è una delle ragioni scatenanti dei conflitti locali e globali. L'attenzione all'ambiente e alla sua salvaguardia, la sensibilità green crescente rispetto allo sviluppo sostenibile - fenomeni ormai di moda nel nostro lato di mondo - ignorano tuttavia l'uso indiscriminato delle risorse che ancora viene inflitto a regioni lontane dalla nostra soglia. Solo uno sviluppo e una distribuzione equa delle risorse, solo uno sviluppo a tempo di bici - come diceva Ivan Illich e come ribadiscono da tempo i sostenitori della decrescitaFree men can follow the road to productive social relationships only at bike speed - può garantire che il "green" non serva solo a sbiancare politiche economiche poco etiche ma davvero inneschi dinamiche rispettose dell'ambiente e dell'uomo che lo occupa. 

Ed è all'iniquo accesso alle risorse che allude il lavoro di Michelangelo Consani, un intervento che sembra perdersi nel grande spazio dell'EX3, un'estetica minimalista che non rischia di essere spettacolare. Una lampada da terra - un modello di Fortuny modificato con una sorgente luminosa a led - occupa la sala centrale del centro. Un cavo elettrico la collega a tre biciclette nascoste alla vista da una parete divisoria. La lampada si accenderà solo grazie all'energia di coloro che pedaleranno: tre ciclisti neri la sera dell'inaugurazione e chiunque nei giorni successivi. Chi vedrà la luce però non potrà vedere chi pedala e a chi salirà in sella sarà negata la vista della lampada e della luce prodotta. 

Sebbene Consani torni spesso a chiarire quanto la sua pratica sia lontana da quella degli artisti attivisti e quanto ritenga sbagliato cavalcare il fenomeno degli ismi votati al green, la sua riflessione si sofferma e molto ha preso in esame alcuni dei concetti che sono alla base del movimento ambientalista. In questa intervista si parla anche di baratto, di iniziative spontanee ed economie in potenza, di Latouche, di Ivan Illich ma soprattutto di Masanobu Fukuoka, di lentezza e marginalità. 



L'intervista fa parte della serie Ex3 Audio Diary ed è prodotta grazie al contributo di EX3 Centro per l'Arte Contemporanea e segue l'approfondimento su Taiyo Onorato & Nico Krebs.

L'intervista è accompagnata da Fly Free Sailingboat di Julien Mier e dal Freedom Dance di Astreiness. 

 

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