Leandro Erlich - Changing Rooms
Sulla percezione, l'illusione e la realt
Ultimately I think that it is the most successful sense of the work if you actually can understand that everything has to be thought at every step. Reality is a human construction or a human understanding, it could be even an art installation. To question the real is something that this work is meant to do. [Leandro Erlich]
Leandro Erlich, Changing Room, 2008, ph. Ela Bialkowska, courtesy Galleria Continua.
Leandro Erlich, artista argentino già rappresentante del suo paese alla Biennale di Venezia nel 2001, torna in Italia dopo la sua personale al Macro nel 2005. Torna grazie a Galleria Continua, con un lavoro che rimarrà visibile e percorribile per un anno intero nello spazio One year Project di Via del Castello a San Gimignano.
Si tratta di Changing Room, un'installazione labirintica che invita il visitatore ad addentrarsi e perdersi in una fuga di camerini dei quali non è chiaro, a prima vista, quali pareti siano occupate da specchi e quali invece si affaccino su altri spazi altrettanto simili, ripetitivi e disorientanti.
Ancora una volta Elrich ricorre a scherzi ottici che sfidano le nostre certezze percettive, rallentando la velocità con cui ogni giorno viviamo ed esperiamo spazi e situazioni del tutto familiari. Mette in scena, in altre parole, la vita comune che si svolge in luoghi cui altrimenti non presteremmo attenzione. È così che anche dei semplici camerini diventano i palchi di una rappresentazione teatrale dove le tende di velluto rosso che fanno da cornice non sono che un richiamo alle quinte di un teatro o di un cinema.
Leandro Erlich, Changing Room, 2008, ph. Ela Bialkowska, courtesy Galleria Continua.
Changing Rooms - dice l'artista - più che una semplice esperienza visuale è soprattutto uno spazio in cui agiamo e in cui cambiamo. Seppur nella sua apparente immobilità e nella minima frazione di tempo che si impiega ad attraversarla, Changing Rooms è un detonatore di esperienza. Attraversando il confine tra realtà e finzione, ci troviamo parte di uno spazio illusorio dove i nostri parametri sono alterati e il mondo reale, o piuttosto interiore, è trasformato.
Attraversare i camerini, cambiare stanza - dice Erlich - è come non tornare mai nello stesso fiume.