Per Nedko Solakov non è il primo tentativo - ma è certo uno dei pochi - di combinare nello stesso spazio espositivo lavori recenti e altri risalenti quasi a trenta anni fa. Era il 1988, poco prima del crollo del blocco sovietico, quando l'artista bulgaro dipinse The day shall come, uno speranzoso ritratto di quello che avrebbero trovato i "bad guys" alla fine delle loro vite. Niente meno che l'inferno. Era il 1991 quando dipinse due lavori, Family e Associates che non lasciano margine all'immaginazione e dipingono piuttosto un crudo e ferale ritratto della società bulgara di quegli anni.

Oggi quei lavori campeggiano nelle sale di ingresso della Galleria Continua, dove giocano di rimando con le opere degli ultimi anni e soprattutto con Silent (but as rich as only bulgarian language can be) F words, un video del 2009 in cui Solakov ritrae ironicamente se stesso in processione nervosa di fronte ai palazzi di quel potere che hanno disilluso il sogno del cambiamento. Un sarcastico commentario all'attitudine lamentosa dei bulgari e alle aspettative disattese dell'artista le cui parole si perdono nel rumore della strada. A noi non rimane che leggere le sue labbra e immaginare quanto ricca può essere la lingua del suo paese.

Mai sfacciatamente politico nell'approccio, solo con A recent story with ghosts, a pair of high-heeled shoes (a couple of floods) and some other mischevious acts - progetto presentato nel 2008 a New Orlean per Prospect 1 - Nedko Solakov ha cercato una spiegazione al malcostume politico bulgaro, ha cercato dei responsabili da incolpare senza trovar altro capro espiatorio se non il fantasma birichino di imperatore medievale. 

Con Nedko Solakov abbiamo parlato di tutto questo ma anche di storytelling - mutuato più dal cinema che dalla narrativa - di iconografia, ammiccamenti e riferimenti colti - basti citare il caso di El Bulgaro, di ironia - come si ride in una lingua straniera? - di arte pubblica - cosa succede quando l'umorismo dell'artista non si adatta alla natura spesso commemorativa e istituzionale della commessa; è più pubblico un lavoro come A turnover for many and a bit of luck for one commissionatogli dalla Whitechapel nel 2008 o l'intervento che ha realizzato con Emotion (without masks) all'Institut Mathildenhoehe di Darmstadt?; di come deleghi ad altri la creazione di ready-made a cui aggiunge a chiosa, narrative nate dal caso. Ci spiega così come sono nati Who’s More Important e The leader

L'intervista è in inglese ed è accompagnata da Garo di Korg Cello, Split Second di Philip Croaton e Ilia Belorukov e Poezie 07 di Vaclav Pelousek, scaricabili da foem.info; da Ponimeni di Bacanal Intruder, dalla compilation Symbiosis scaricabile dalla netlabel www.zymogen.net.

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