Giacinto Di Pietrantonio, direttore della GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, ci parla di Quando il Mondo era moderno, la prima mostra dedicata all'opera di Pio Manzù. L'esposizione, curata insieme a Enrico Fagone e Beppe Finessi, ripercorre l'opera del designer attraverso progetti, fotografie, schizzi e prototipi di automobili e oggetti realizzati fino alla sua precoce morte avvenuta nel 1969, a soli trenta anni.
A partire da un confronto con il padre - il più famoso scultore Giacomo Manzù - si evidenzia una profonda differenza di pratica e cultura artistica. Pio viveva a pieno l'energia e lo spirito moderno degli Anni Sessanta, abbracciando quella modernità funzionale declinata al design ma che tuttavia incrociava sociologia, arte, grafica, ingegneria, etica ed estetica.
Un momento storico di fermento, quando il mondo era moderno.
Come scrive Giacinto Di Pietrantonio in catalogo:
...Frederic Jameson dice che oggi viviamo in un mondo postmoderno, mentre Zygmunt Bauman aggiunge che oggi sopravviviamo in una società liquida, altri come Francis Fukuyama hanno detto che siamo al tempo della fine della storia e Marc Augè ha scritto che abitiamo in un mondo di non luoghi, mentre Francois Lyotard ci ha parlato della fine delle utopie e delle ideologie legate alle grandi narrazioni, che tutte insieme hanno portato alla fine della modernità. In questo scenario in cui la modernità sembra essere presentata come un malato terminale, noi ci occupiamo di Pio Manzù, che invece viveva ideava e progettava per e quando il mondo era moderno;....un mondo moderno nel quale si credeva che la vita potesse e dovesse essere progettata....in cui gli intellettuali avevano una responsabilità di servizio nei confronti della società...
La musica che lega l'intervista è tratta dall'album Colectro, rilasciato sotto licenza Creative Commons dalla netlabel So Healthy Music.