Omer Fast - Remainder

Repetition, Obsession, Gentrification

INTERVISTE

It's something that you have to fight very hard to preserve a sense of spontaneity and the accident and the mistake, the good ones at least, when you are working in cinema because the pressure that come from outside can flatten the story in a way and they can also flatten out the kind of kinks that we bring into it when we work more spontaneously in a short term. As artists we are responsible for bringing some kinks into things, we are not responsible for executing something efficiently, necessarily.

We are talking about the underbelly [subtext] and for me the underbelly is always the sociopolitical, it always comes back. No matter how much we escape or we fantasize about something; it's exactly in that point - where we fetishize something, where we follow, where we enter the fantastic and symbolic realm - that the political comes and meets us, unexpectedly, inevitably,Imminently. [Omer Fast, November 2016]


 

Remainder è il primo feature film di Omer Fast. Tratto dall’omonimo romanzo di Tom McCarthy – in Italia pubblicato da ISBN con titolo Déjà Vu - è un thriller psicologico che conduce, e poi abbandona lo spettatore nel delirio grottesco di un uomo senza nome. Colpito da un oggetto non ben identificato – forse un drone? - il protagonista riemerge dal coma per scoprirsi senza memoria. Il corpo reimpara a vivere mentre la mente diventa prigioniera di un gioco vizioso e additivo di ricostruzioni parossistiche di sprazzi di memorie dal passato. Anaffettivo e ossessivo, ormai senza identità, senza memoria, il protagonista è disposto a sacrificare tutto e tutti per rivivere – nella finzione – l’autenticità di una vita pre-trauma che tuttavia non riaffiora mai del tutto.

Tra i sacrificati sull’altare della sua fantasia, ci sono gli abitanti di Madlyn Mansions - un edificio a Brixton, Londra - che il protagonista decide di comprare con i soldi dell’assicurazione. Ci sono i suoi collaboratori, i performer e inconsapevoli burattini del suo spettacolo personale, c’è Christopher, un ragazzo col cappuccio e BMX che diventa il capro espiatorio di una storiaccia più grande di lui.

Insomma, Remainder è la storia di un carnefice, di un gentrificatore [e non a caso la gentrificazione è uno dei sottintesi più politici di questo film] di un uomo che non si può che guardare con sospetto, perché se così non fosse, vorrebbe dire adottarne lo sguardo distorto, la violenza.

Tentare una sintesi più lineare sarebbe fallimentare. Omer Fast non si concede alle aspettative dello spettatore. Sentirsi confusi fa parte del gioco, forse noi stessi vittime di un ingranaggio narrativo troppo perfetto che non presta appigli. O forse Omer Fast concede troppo, a nostro rischio di eccessive e cervellotiche interpretazioni. Vincenzo Estremo – che con noi ha condotto questa intervista – ha detto che l’unico modo di leggere il suo lavoro è tornare a guardarlo, all’infinito. Overreading is the only way of reading Omer Fast…..A costo di perdersi tra i piani narrativi e temporali di una costruzione labirintica, in cui memoria e tempo presente hanno confini sfumati, così come passato e presente, ragione e emozione, conscio e inconscio; a costo di friggersi il cervello a cercare l’inizio e la fine di loop infiniti, nella ripetizione, a perdersi nelle citazioni, inseguendo oggetti significanti, convenzioni di genere ribaltate, a dover rivedere la propria interpretazione a ogni giro di loop, a mettere in dubbio la nostra stessa percezione.



La narrazione strutturata da Fast incide quindi sulla dimensione emotiva di soggettivazione culturale, cercando di provocare un'identificazione tra chi guarda e quanto sta accadendo all'interno del film. Il lavoro di Fast d’altronde – così come teorizzava decenni fa il fu Umberto Eco in Opera Aperta – si fonda su ‘una dialettica di definitezza e apertura…pone capo a un oggetto compiuto e definito che tuttavia viene fruito da una pluralità di fruitori, ciascuno dei quali porterà nell’atto della fruizione le proprie caratteristiche psicologiche e fisiologiche, la propria formazione ambientale e culturale’.

A maggior ragione quando è l’artista stesso a favorire questa apertura, a comunicare l’ambiguo e il polivalente. I video di Omer Fast sono, sebbene vi si riconosca sempre un orientamento di base, campi di possibilità interpretative. Qui sta la sua forza, dare spazio a riletture, accettare che l’opera non sia completa, che possa trasformarsi [ne è un esempio la versione rieditata di Continuity, in programma a Lo Schermo dell’Arte] prestarsi al cambiamento, dimostrando allo stesso tempo l’eterna vitalità di quegli archetipi narrativi che attraversano la storia dell’uomo da Omero a Omer Fast passando attraverso Perec.

Abbiamo incontrato l’artista a Firenze, grazie a Lo Schermo dell’Arte Film Festival che ha presentato in prima italiana Remainder, il suo primo feature film.

L'intervista è prodotta da Radio Papesse in collaborazione con Vincenzo Estremo.
Le approfondimenti di Radio Papesse sono sostenuti da George Giurickovic, Lorenzo Giusti e Sebastiano Peluso.

 

 

 

 

 

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