Manifesta8
Voci e impressioni da Murcia e Cartagena
Pink and Yellow: The Wedding Piece
Ralf Homann - Rethinking radio art in the context of visual art @Manifesta8
Khaled Hafez - Dwelling Andalus
John Kennedy - The Construction of Visuality
Gabi Ngcobo - The incubator for a Pan-African Roaming Biennial
Stefanos Tsivopoulos - History Zero
Valerie Tevere & Angel Nevarez - Voices on a Playground
Alfredo Cramerotti - Chamber of Public Secrets @ Manifesta8
Common Culture - Pockets of residual identity
Danilo Correale - We are making history
Ottobre 2010, Murcia, Spagna meridionale. Un'estate tardiva ci accoglie in città; è qui che è arrivata Manifesta8, la biennale itinerante che sempre più dall'Europa ricerca proiezioni e prospettive extracontinentali. Territorio di confine, una mano tesa e l'altra a difendersi dal grande continente africano. Non che si rimanga affascinati dalla città - un centro baracco, quel che rimane, soffocato da anonimi edifici tardo novecenteschi - ma la complessità sociale di questi territori è pane per i denti di una manifestazione che dalla sua prima edizione predilige le articolate dinamiche di ibridazione culturale. Finora centrata sulle relazione tra est ed ovest, oggi Manifesta guarda al sud e al nord che guarda al sud.
Tre i progetti curatoriali, tre i collettivi - Chambers of Public Secrets, Alexandria Contemporary Art Forum e tranzit.org - a cui è stato affidato il compito non solo di negoziare un dialogo locale, ma anche di proiettarne la ricerca a tematiche a più largo spettro e di attivare pratiche artistiche che espongano le complessità di differenti immaginari politici, fisici e culturali.
Laurent Grasso, The Baterías Project, The Silent Movie, 2010. Pabellón de Autópsias, Cartagena. Manifesta 8.
Se la proposizione curatoriale non sempre è apparsa all'altezza delle aspettative - mostrando a nostro avviso un'incoerenza dialogica tra i tre progetti espositivi che pare abbiano liquidato la cornice tematica per seguire i rispettivi filoni di ricerca - e l'impegno teorico e concettuale implicito nelle metodologie curatoriali non sempre ha avuto esiti e soluzioni formali leggibili, è altrettanto vero che presi individualmente, sono numerosi i lavori che uniscono bellezza formale, riflessione critica e analisi storica; basti pensare alla tensione latente che scorre lungo il fiume Segura nel video di Willie Doherty, all'amnesia storica che avvelena tanto quanto le miniere di Mazzaron nel video di Stefanos Tsivopoulos, al video The Batteria Project di Laurent Grasso, che segue lo scheletro difensivo della costa di Cartagena fino ad astrarre le linee difensive in giochi geometrici; ancora alla critica riflessa dei Common Culture che presentano The new Eldorado, un video che oltre a narrare l'incontro nella regione di Murcia di diverse identità culturali - sia quella del turista inglese o dell'immigrato impegnato nella raccolta delle arance - commenta con ironica amarezza il consumo culturale del modello biennale.
Stefanos Tsivopoulos, Amnesialand, 2010, 16mm transferred on Bluray, 24 min.
E ancora al video di Danilo Correale che all'ex prigione di Sant'Antonio a Cartagena, risponde all'invito del collettivo CPS - e alla loro riflessione sulla percezione delle immagini e la conseguente costruzione della realtà e della storia -presentando We are making hstory, un lavoro video a tre canali che esamina e svela la grammatica della produzione visiva e della costruzione del nostro immaginario visuale.
Interessanti anche alcune fuoriuscite dall'ambito strettamente espositivo, come il ciclo di produzioni radiofoniche commissionate da CPS e trasmesse da Radio Onda Regional; produzioni che come il programma di interventi settimanali sul quotidiano locale La Verdad invadono lo spazio pubblico grazie alla cornice dei canali mediatici più diffusi.
Un progetto quest'ultimo che risponde alla ricerca di Alfredo Cramerotti sull'adozione delle pratiche giornalistiche in ambito artistico che ha preso forma nel libro The aesthetic Journalism, pubblicato da Intellect Books. Se da una parte tutto il ciclo CPS Radio Programs è disponibile nella sezione Suoni d'Artista, potete anche ascoltare degli approfondimenti con Ralf Homan, Valerie Tevere e Angel Nevarez e Khaled Hafez, tre degli artisti che via radio hanno affrontato le tematiche del controllo, delle ibridazioni culturali, dell'esclusione, inclusione ibridazione e mobilità sociale.
E se il dialogo con il Nordafrica è il tema della biennale, un'occasione di seria analisi e riflessioni sulle prospettive di piattaforme di ricerca e produzione artistica nel continente africano è stata il simposio Bringing you the answers before we know the question: four positions regarding the idea of a pan-African roaming biennial, primo appuntamento pubblico dell' Incubator for a Pan-African Roaming Biennial, una task force di artisti, curatori e operatori di base in Africa che sono stati invitati da ACAF a riflettere sull'adottabilità del modello culturale nomade di Manifesta e a ricercare sacche di praticabilità per una ricerca e produzione sostenibile nei rispettivi contesti nazionali.
A Murcia abbiamo incontrato una di loro, Gabi Ngcobo e abbiamo parlato di panafricanismo e molto altro.
Il simposio è stato il primo capitolo di una discussione che proseguirà per un anno ed è significativo che sia stato ospitato da Manifesta, un'istituzione che come ha detto Hedwig Fijen, è nata sulle macerie del muro di Berlino - quando anche l'idea stessa di Europa e di rete internazionale era ben poco battuta - per anni ha sperimentato e valutato idee curatoriali inedite con risultati spesso incerti e tutt'oggi dibatte al suo interno quali strade di sviluppo percorrere.
Aspettiamo di vedere quale inboccherà nei prossimi due anni.