Süden Radio 2017 | Latersounds
Le registrazioni del simposio
Da oggi in ascolto le registrazioni della tre giorni di Süden Radio, un simposio organizzato da Radio Papesse a Villa Romana dal 20 al 22 aprile 2017; le voci, i commenti, i suoni, le lecture dei nostri ospiti, tra nuove geografie del suono, pratiche radiofoniche, sonore e curatoriali che sfidano il nostro sguardo sul Sud.
Leandro Pisano | Southscapes/Soundscapes: other Geographies of Sound
È possibile, attraverso la pratica dell’ascolto, esplorare le trasformazioni dei paesaggi, dei territori e i cambiamenti in corso nelle geografie politiche e culturali della contemporaneità? Luoghi abbandonati, aree rurali e zone di confine emergono come inediti spazi estetici, attraversati dal suono nel suo essere dispositivo critico. Nel rimescolamento delle geografie post-globali è possibile fare esperienza di un Sud non geografico ma piuttosto epistemologico: un Sud che si rivela nelle pratiche di quegli artisti che usano il suono per aprire nuove prospettive di confronto con la storia e per ascoltare i suoi lati nascosti. In questo modo possiamo riscoprire come abitare gli spazi ma anche come immaginarli e ricostruirli come ambienti complessi e riecheggianti. Per fare esperienza del pensiero, in definitiva, come infinita risonanza.
Simone Frangi | With my burnt hand I write about the nature of fire - The persistence of ideological South in Western de-colonizing cultural practices
Questo intervento prova a restituire un racconto parziale ma onesto della costruzione di un sud ideologico nella cultura contemporanea italiana a partire dalle imprese coloniali fasciste nel mare nostrum e in Africa orientale.
Chiave del discorso è un’analisi della Mostra dell’attrezzatura coloniale (Triennale, Milano 1940) in cui la costruzione di un sud si è rivelata funzionale alla marginalizzazione, alla repressione culturale e allo sradicamento metafisico di specifiche forme sociali e culturali. Frangi presenta una contro narrativa a partire dalle ambizioni e dall’ambiguità metodologica di Appunti per un’Orestiade africana (1970) di Pier Paolo Pasolini, in un confronto sistematico tra l’orientalismo eretico di Pasolini e la critica del populismo post-coloniale di Vasant Kaiwar. Con questo intervento, Frangi propone l’idea che l’Oreste pasoliniano possa rappresentare il prototipo delle pratiche occidentali di de-colonizzazione che corrono il rischio di assumere una retorica seduttiva non egemonica, post-nazionale e provinciale come mero atto riparatorio per ri-centrare la marginalità e posizionarla in modo più dignitoso e rispettabile.
Lucrezia Cippitelli | Transatlantic connections - cultural practices South - South
Il concetto di eurocentrismo dell’economista marxista egiziano Samir Amin, si diffonde con la pubblicazione del suo omonimo libro nel 1978, stesso anno di pubblicazione di Orientalismo di Edward Said.
L’eurocentrismo - così come scrive Said - è un fenomeno Moderno, radicato nel Rinascimento europeo, costruito in cinque secoli come baluardo della visione mono-dimensionale dell’Occidente. Il risultato, secondo l’economista, sarebbe una storia occidentale che progredisce dalla Grecia Classica, attraverso l’Impero Romano, l’Europa feudale e cristiana, sino all’Europa delle Nazioni capitalista e industriale, che ha permesso all’Europa stessa di giustificare il progetto coloniale.
Questa costruzione culturale di un continente bianco, cristiano, evoluto, democratico, è la stessa ideologia sulla quale è stata costruita la storia della cultura e quindi dell’arte.
Cippitelli analizzerà il sistema dell’arte sino alla diffusione, negli ultimi trenta anni, di letture critiche che hanno affrontato il tema della globalizzazione su queste basi. In particolare, ci soffermeremo sulle esperienze artistiche che usano spazi pubblici, corpo, media digitali, educazione dal sud del mondo, ritenute per anni un territorio prettamente Occidentale e con le quali si sta riscrivendo la storia del Modernismo.
Anna Raimondo | To be or not to be - While in the middle the becoming
Ispirata da idee quali il diritto all’opacità di Edouard Glissant, dall’essere singolare plurale di Jean Luc Nancy e dall’approccio del femminismo post-strutturalista, Anna Raimondo propone una riflessione polifonica e multi-sonica per destrutturare il concetto stesso d’identità. Attraverso una sessione d’ascolto performativa, basata su lavori personali e di altri artisti presenti nell’archivio della piattaforma di sound art Saout Radio, propone un momento di scambio col pubblico ispirato dall’ascolto comune.
Golo Föllmer | When airwaves cross borders. Observations on the radiophonic construction and perception of identities
La radio è il primo medium ad aver permesso l’osservazione e la traduzione/trasmissione oltre confine di entità nazionali, comunità, individui e aziende. Ancora oggi gode del potere di diffondere e far conoscere culture e personaggi in tutto il mondo. I producer radiofonici usano tecniche sempre più raffinate per costruire e rafforzare identità radiofoniche in grado di parlare a specifici gruppi di ascoltatori e rafforzare il loro ruolo nella società.
Golo Föllmer parlerà della piattaforma di ascolto online Radio.Garden, il cui successo deriva sia dal fascino dell’altro, dalla possibilità di sentire voci e identità a noi estranee, sia dall’ambivalenza fra la comprensione di culture distanti e la ripetizione di pratiche stereotipate d’ascolto.
Claudia Wegener | "This is Radio Continental Drift"...
Se la radio è nata per l’ascolto comune e la narrazione, come possiamo farla qui ed ora con qualsiasi strumento a nostra disposizione? Insieme si possono esplorare modi per decostruire la radio, riportarla alle sue azioni essenziali e reintrodurla nella vita di tutti i giorni.
radio continental drift è un viaggio alla ricerca dei diversi suoni della radio, esce dai tracciati, si installa, si sintonizza, si ferma per un po’ con una comunità al di fuori delle vie prestabilite.
radio continental drift è stata fondata nel 2005 nelle strade di Johannesburg da Claudia Wegener. Il suo viaggio l’ha portata avanti e indietro, da Nord a Sud, da una radio comunitaria nell’East London, a una in Kenya, da una in Uganda a una che coinvolge le donne che vivono sulle sponde dello Zambesi, tra Zambia e Zimbawe.
radio continental drift trasmette sotto licenza Crative Commons, su Internet Archive; funziona come un interruttore online/offline che mette in connessione comunità, organizzazioni di artisti e attivisti con potenziali ascoltatori in loco e attraverso i confini nazionali.
Andrea Borgnino | Interferenze: Radio in Syria
Ogni giovedì mattina, sulle frequenze di Radio3, Andrea Borgnino parla di radio, di voci, comunità, linguaggi e strategie radiofoniche, di broadcasting a tutte le latitudini, in paesi e lingue lontani. La trasmissione si chiama Interferenze e a Firenze andrà ‘in onda’ live, da Villa Romana, con una puntata dedicata al radioscape siriano, tra radio pirata e radio dell’ISIS.
Fari Bradley | Uncertain Soundscapes: A route to anti-mapping
Fari Bradley propone una critica e una sfida positiva al sound e visual mapping - alla luce dei recenti dibattiti circa l’importanza di disimparare e della decolonialità, così come scrive Walter D. Mignolo nel suo Geopolitics of Sensing and Knowing: On (De)Coloniality, Border Thinking, and Epistemic Disobedience (2011) - così come alla recente e sempre più diffusa pratica di viaggiare, registrare i luoghi per poi taggarli su una mappa geografica.
Dare nome e conoscere come forma di controllo è un fenomeno di cui Camille Paglia parla nel suo Sexual Personae, Art and Decadence From Nefertiti To Emily Dickinson (1991), descrivendolo come il tentativo dell’Occidente di dominare e dare forma all’ambiente. In questo senso, cosa possiamo dire del sound mapping, inteso nel suo essere una forma di conoscenza come controllo? Quali sono gli estremi del dibattito contemporaneo?
Si consideri il field recording in relazione all’ascolto soggettivo che dipende dalla posizione particolare di ognuno, al contrario dell’onnicomprensivo microfono che non può catturare quel tipo di percezione che si sviluppa vivendo ed avendo esperienza di un luogo per un lungo periodo. Si tratta di una certa transitorietà che il sound mapping riesce ad affrontare meglio rispetto alla cartografia. Quando si lavora e si vive in un ambiente spesso si tende a ridurre e ad ascoltare selettivamente i suoni.
L’idea di esattezza della cartografia è chiamata in causa e messa in crisi dal suono. Fari Bradley suggerisce che le pratiche di recording adottino terminologie e linguaggi differenti per un approccio più critico e impegnato rispetto al sound mapping e alla registrazione ambientale. Questo nuova lingua è particolarmente necessaria in relazione all’occasionalità di certi suoni urbani, in quelli che Henri Lefebvre chiama spazi prodotti socialmente e all’opposto della stagionalità di quelli in cui manca l’attività umana.
Emeka Ogboh | Lagos Soundscapes: the yellow buses
Negli ultimi anni Emeka Ogboh ha registrato i suoni di Lagos, la città da cui proviene e dove ha vissuto prima di trasferirsi a Berlino. A partire dalla sua ricerca, che attraverso il suono si concentra sulla geografia sociale e emotiva della città, Ogboh dedica la sua presentazione ai suoni dei bus gialli - conosciuti anche come Danfo - e alla loro presenza iconica, sia sonora sia visiva, nell'ambiente urbano. Minacciati di essere sostituiti con un sistema di trasporto più efficiente e meglio strutturato, i bus gialli sono ancora oggi profondamente legati alla vita sociale, economica e culturale di Lagos: i conducenti che gridano e cantano per attirare i clienti, i venditori ambulanti che vi recitano la quotidiana lotto al commercio, i clacson, le folle che si muovono per strada non sono solo fonti di rumore ma fanno parte di un complesso sistema di significazione attraverso il quale informazioni e identità specifiche emergono. Cosa accadrà quando anche l'ultimo bus giallo sarà sostituito?