Abitare è essere ovunque a casa propria. [Ugo La Pietra]

Ugo La Pietra, La riappropriazione della città, Ed. Centre Georges Pompidou, Parigi, 1977.

Ugo La Pietra lavora stabilmente ai confini del sistema culturale italiano fin dagli anni '60; molti lo conoscono per le continue frequentazioni nel mondo del design e dell'architettura e sebbene sia impossibile definirne univocamente la pratica - ha frequentato i radicali, i segnici, è stato confuso coi programmati - lui stesso si definisce un ricercatore nell'ambito delle arti visive. Il suo lavoro parte da osservazioni sul territorio - soprattutto urbano e milanese nello specifico - e si risolve in pratiche per il sociale, in riflessioni critiche che nel corso degli anni hanno riguardato la manualità, l'artigianalità, la specificità territoriale, l'interazione tra uomo e mezzi di comunicazione in relazione alla creazione di nuove forme di memoria, le strutture e pratiche disequilibranti che mettessero in crisi rigidità sociali e urbane.

La sua capacità di individuare e innescare operazioni estetiche che rompessero con la costruzione normativa dello spazio urbano, l'impegno teorico che sfociò nella direzione di riviste e nella sua affermazione come architetto e artista radicale negli anni '70, combaciava con gli anni della contestazione, la crisi petrolifica e allo stesso tempo con gli anni della ricostruzione postbellica. Quale fosse il clima in cui maturarono le esperienze dei Global Tools e il Sistema Disequilibrante, è il punto di partenza della nostra chiacchierata milanese.

Ugo La Pietra, Per oggi basta!, still da video, Edizione Jabik e Colophon, Milano, 1974.

Emblema della ricerca di La Pietra nell'ambiente urbano è il Commutatore del 1970, uno strumento simile a una scala da imbianchino, composto da due pannelli uniti a un'estremità a comporre un angolo la cui apertura corrisponde a una diversa visuale sulla città, una volta che una persona si appoggi a uno dei due assi. L'artista lo definisce uno strumento di comprensione ed è il soggetto di un film del 1974, Per oggi basta.

Tra i linguaggi adottati, tra i panni indossati, quelli di redattore e direttore di riviste di architettura e design sono tra i suoi più comodi: le esperienze di IN, INpiù, Brera Flash sono stati le piattaforme di ricerca attraverso le quali indagare sull'uso dell'oggetto, su quale uso della città si stesse affermando, sul rapporto tra artigianato e arte, attraverso le quali render conto delle esperienze artistiche più radicali, italiane e non.

La stessa rivista Casabella diede i natali all'esperienza dei Global Tools, un progetto poi arenatosi di laboratori didattici per l'educazione alla manualità, alla cui fondazione avevano contribuito - in una ormai mitica riunione a Sambuca - gli Archizoom, i Superstudio, Riccardo Dalisi, lo stesso La Pietra, gli UFO, Gianni Pettena, Ettore Sottsass e altri.

Manualità e artigianalità sono aspetti della cultura materiale che hanno sempre interessato La Pietra: ne è un'evidenza la ricerca sull'architettura vernacolare delle periferie milanesi dove l'occupazione creativa dei margini come affermazione di nuove proprietà private nello spazio pubblico è al centro del film La riappropriazione della città del 1977.

Anticipatore e lungimirante osservatore delle tendenze sociali in corso, negli anni '70 e '80 La Pietra approfondì la ricerca sulla comunicazione - sulla memoria e sul tempo - ai tempi dell'affermazione dell'informatica e della telematica e del loro ingresso rivoluzionario nello spazio privato.

Questa intervista è stata registrata al MIART 2013, a Milano; è accompagnata dall'audio di Per oggi basta e la Riappropriazione della città di Ugo La Pietra. La musica è tratta dall'album Frames di Ud.no.






 

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