I think that the big failure of modernism is that justifying any kind of experimentation that aimed to perfection, it has actually built utopias and the world we are living in is utopian more and more...what we missed in modernism is our identity. [Kader Attia]

 

Kader Attia, Open your eyes, proiezione diapositive, 2010, ph. M. Monestier, courtesy Galleria Continua.

 

Kader Attia è un artista franco algerino. Cresciuto nei sobborghi parigini, in bilico tra l’Occidente cristiano e il mondo islamico del Maghreb, l’artista ha nel tempo sviluppato una pratica che riflette sulle differenze etiche ed estetiche delle due culture di cui si è alimentato. Ha più volte esplorato le influenze dell’egemonia culturale occidentale sul mondo delle colonie, soprattutto le derive e le conseguenze del modernismo e del colonialismo sull’identità politica e sociale del mondo non occidentale.

 

Kader Attia, Holy Land, specchi, 2007-2013, ph. Ela Bialkowska, courtesy Galleria Continua

 

Lo abbiamo incontrato alla Galleria Continua di San Gimignano in occasione della sua mostra Holy Land. Abbiamo parlato di universalismi – al plurale – degli errori del modernismo nel suo inseguire il mito della perfezione – laddove altrove, nel mondo non occidentale vigeva l’etica del riparare – di traduzione culturale e riappropriazione; di architettura, tra estetica e funzionalismo, di Le Courbusier e Ugo La Pietra.

 

L’intervista è in inglese. La musica che l’accompagna è tratta dagli album Paranormal is the Normal and Taciturn di Nic Bommarito, entrambi in download su www.12rec.net/.

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