This is the first and the last time of a Turkish pavilion for myself. I hope I can get through this without big damage so that I don't go back to more or extreme isolation. But in such a time in Turkey, if I was not connected to these issues - of passages between countries, or blocking public spaces… - come on, I'm not a minimalist living in Zurich and making minimal exhibition, I live in Istanbul, I have connection with people and some of them fear fences, prison, jail....how can you connect less to these issues?  [Cevdet Erek]

 

Cevdet Erek, Çin, installation view, Sala d'Armi, Arsenale, 57° Biennale di Venezia.

 

L’accesso al Padiglione Turco è piuttosto un passaggio, un varco diplomatico che lo attraversa e collega il Sud Africa a Singapore. Potremmo raccontarlo così, il padiglione assegnato quest’anno a Cevdet Erek, un corridoio con una grande struttura architettonica intorno: legno e tubi di acciaio a comporre un ritmico spazio di vuoti e pieni, di stasi e movimento, di aperture e chiusure, un’architettura binaria in cui il suono è utilizzato – non è la prima volta per l’artista di Istanbul – come ornamento. 

 

Non è la prima volta che Erek lavora in tal senso - basti citare Courtyard Ornamentation with sounding dots and a prison, a Palais Badii, Marrakech nel 2014 lavorando alla trasformazione dello spazio - architettonico e sonoro - in un sistema complesso il cui significato, lo costruisce il visitatore: lo spazio acustico diventa spazio dell'ascolto, l'architettura un sistema aperto di senso. 

 

E mentre lo spazio costruito di Çin ricorda le rovine di un teatro greco, gli spalti di uno stadio di calcio, un'arena, i ponti di Venezia in una corsa al gioco delle somiglianze di cui Erek auspitca di perdere il controllo... il suono che lo completa alterna beat, giri di chitarrea elettrica, poesia sonora enunciata dall'artista stesso, all'incrocio tra il Zang Tumb Tumb di marinettiana memoria e parole libere ispirate alla Battaglia di Lepanto. E se come scriveva Adolf Loos, l'ornamento è un crimine, il suono come ornamento di Erek è uno strumento di comunicazione, per veicolare messaggi e risolvere problemi. E se il ritmo è la struttura del divenire, come diceva Nietzche, in Turchia, alla biennale, non potrebbe essere più opprimente. Ritmo o divenire, a voi la scelta. 

 

Andrea Vicentino, La battaglia di Lepanto (1571-1600), olio su tela. Sala dello Scrutinio, Palazzo Ducale.

 

Abbiamo incontrato Erek a Venezia, nei giorni di inaugurazione della biennale e abbiamo parlato di suono e architettura, di controllo e spazio pubblico, di vicinato e diplomazia, di curva - quella del Fenarbahçe - di Turchia, di voce, personale e collettiva, della gioia di dialogare. I suoni che accompagnano la conversazione sono stati registrati a Venezia, dentro Çin 

 

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