Cosa succede quando si vuota la mente e si apre bocca? Da dove nasce una parola? Da dentro, quanto dentro? C'è qualcuno dentro che la dice per me? E c'é qualcuno dentro quel qualcuno che la dice per lui? E così via fino alla riduzione della voce, del pensiero, della parola a punto senza dimensioni. Più in profondità di così non è possibile andare. Eppure hai detto punto.

 

Punto è una parola. Torna a capo e ripeti tutto dall'inizio.

 

Punti di vista: "Le cose che vorrei dirvi non riesco a dirvele perché sono un po' segrete". Dice lui. Che poi sarei io di qualche settimana fa. Sarei io che apro bocca in Esattamente qui cioè esattamente li, a Meldola, provincia di Forlì. Non esattamente a Forlì ma abbastanza vicino. Dove ho improvvisato un set con Mask Mirror*, il mio strumento parlante. Come faccio spesso di questi tempi. Mi svuoto la testa. E si riempie subito di nuovo. Di che cosa? Chi lo decide? Cos'è rilevante?

 

Mask Mirror è uno strumento che rielabora frammenti di linguaggio, precedentemente detti dalla mia stessa voce, organizzandoli in una logica sintattica e casuale allo stesso tempo. Sceglie un aggettivo, non so quale, potrebbe essere un aggettivo appropriato, inappropriato, ambiguo, rosso o azzurro, e già rosso e azzurro mi appaiono inappropriati come aggettivi per descrivere un aggettivo.

 

Ma io non ho scelta, Mask Mirror sceglie, io premo solo il tasto degli aggettivi. Che si trova esattamente lí, tra il tasto dei verbi intransitivi e quello delle preposizioni di Mask Mirror. Lo strumento parlante. Più volgarmente detto, una patch di max msp, un programma che elabora frammenti di voce, la mia, secondo una logica casuale e sintattica allo stesso tempo. Sfascia il linguaggio, lo raccoglie, lo fascia, lo cura lo guarisce me lo rinfaccia, me lo rimette in bocca per usare una metafora un po' schifosa, un po' da madre rondine che mastica il cibo per i suoi pulcini nel nido.

 

Madre cormorano. Madre avvoltoio. Madre aquila. Madre pterodattilo. Sempre che si possa avere un dinosauro preferito. Un dinosauro che vola esattamente lí, a Meldola, vicino a Forlì. La cosa particolare di questa performance è stata quella di utilizzare l'italiano come lingua principale. La mia lingua madre (rondine-cormorano-avvoltoio-aquila-pterodattilo) che adesso coabita con altre tre, avvolta a loro abbracciata a loro. Guardo queste quattro lingue che lottano. Sono come un groviglio di corpi aggrappati l'uno all'altro, attorno non c'è nulla.

 

Attorno è l'abisso perché senza lingue per dire, capire, sentire le cose, non v'è nulla. Ogni tanto una lingua prevale sulle altre e le altre cambiano colore per un attimo. Nessuna stabilità, nessuna sicurezza, la mente del poliglotta è sfortunatamente più consapevole dell'abisso che circonda il linguaggio. Le lingue del poliglotta sono come le colonnine dei livelli degli inchiostri nelle stampanti, talvolta prevale uno, talvolta prevale l'altro. Si teme la fine improvvisa di tutti i toner, l'equivalente di una acuta afasia, di una demenza irreparabile con conseguente sparizione del mondo.

 

Dicevamo l'italiano. Esattamente li, quella sera. Atipico per me usare una lingua madre così inetta, così fasciata - non ho detto fascista, ho detto fasciata - come quando si dice che ci si potrebbe fasciare la testa prima di essersela rotta, così l'italiano si è messo tante pezze bagnate attorno alla testa, attorno al collo, alle ginocchia in previsione di una lotta con un nemico non meglio identificato. Forse l'autunno. Forse la cattiva digestione dopo un pranzo un po troppo abbondante.

 

La consegna è semplice : apri bocca e dí la prima cosa che ti viene in mente. Sei in un teatro. Sei alla radio. Sei in mondovisione. Stai scrivendo direttamente nel canone della cultura del nuovo millennio. Stai sussurrando all'orecchio di chi. Stai parlando al vento, da solo. Ad ogni modo. Apri la bocca e dí la prima cosa che ti viene in mente. Mask Mirror è un ausilio. É uno strumento che assomiglia ad una tastiera, sul tavolo di fronte a te. C'è pure un microfono così ti sentono anche quegli altri. Dici la cosa sbagliata. (Punti di vista). Sei fuori.

 

Torna a capo e ripeti tutto dall'inizio. Comincia a scavare. Esattamente qui. Dentro di te alla ricerca di quel qualcuno che dice le cose che dici. Lo scavo fa rumore, il rumore ti culla, ti fa muovere i pensieri ti fa dire la prossima cosa che dici. Lo senti tu, in superficie, lo sente quello che dice le cose che dici, laggiù sull'orlo dell'abisso dove lo scavo non è ancora arrivato. [Alessandro Bosetti]
 

 

A partire dal 2008 Alessandro Bosetti ha sviluppato uno strumento e software che ha chiamato MaskMirror (Maschera-Specchio). Durante le performances dal vivo, MaskMirror riorganizza il linguaggio parlato perseguendo contemporaneamente musicalità e narratività quali due volti dello stesso fenomeno. La macchina, che ricorda i primi e impacciati calcolatori barocchi di Gottfried Leibniz e Blaise Pascal, non segue principi matematici ma piuttosto tende a scardinare il fluire della lingua e i suoi significati rimontandoli in sequenze casuali che organizza a partire da blocchi di dimensioni diverse. Da singoli fonemi e minuscoli suoni vocali si arriva fino a unità lessicali e frammenti di prosodici. Bosetti mescola la propria voce con la voce campionata dalla macchina in una forma di ventriloquismo elettronico.

 

Esattamente qui è il risultato integrale e non editato di una improvvisazione dal vivo con Mask Mirror.



Esattamente qui in streaming il 2, 4 e 6 luglio 2013 alle 16 su Radio Papesse.
Grazie a Ariele Monti, Jonny Gardini, Enrico Malatesta e Area Sismica che hanno ospitato Alessandro Bosetti e fatto la registrazione del concerto il 21 aprile 2013.

 

Questo sito utilizza cookie per monitorare la tua esperienza di navigazione del sito. Per maggiori informazioni su come utilizzare e gestire i cookie, consulta la nostra Informativa sui cookie. Chiudendo questa notifica acconsenti al nostro utilizzo dei cookie.
OK, ho capito