Shilpa Gupta è da anni impegnata nella ricerca sui rapporti tra tecnologie, globalizzazione, controllo sociale, memoria, dinamiche di genere e razza. A partire da www.blessed-bandwidth.net - un lavoro commissionatole dalla Tate Modern nel 2003, un sito in cui si invitavano i visitatori a registrarsi, scegliere una religione e scaricare la benedizione direttamente on line – la Gupta ha alternato lavori di net art, progetti interattivi, interventi pubblici e azioni di comunicazione su più larga scala. 

Al centro del suo approccio interdisciplinare, la tecnologia - oggetto e soggetto della sua indagine - viene usata non solo come dispositivo narrativo ma è anche analizzata nel suo essere estensione e amputazione del corpo umano, strumento di controllo e omologazione culturale.

Abbiamo incontrato Shilpa Gupta in occasione di Second Moon, la sua prima personale italiana alla Galleria Continua di San Gimignano. Un percorso espositivo il suo, che intreccia aspettative personali – I have many dreams - e aspirazioni collettive, utopie disattese - Tryst with Destiny - e chiusure individualistiche - Untitled Don’t See Don’t Hear Don’t Speak - memoria e proiezione al cambiamento, controllo sociale e forze periferiche che inevitabilmente sono destinare a rompere le strutture sociali ed economiche attuali.

Abbiamo parlato dei lavori esposti in galleria, da Memory II all’ultimo inedito Untitled Heat Panels, un lavoro attraverso il quale l’artista introduce un altro tema a lei caro, quello della costruzione della democrazia; un lavoro che parla delle nuove classi emergenti, ancora prive di identità e collocazione, che dai margini spingono i confini del centro. Dice la Gupta: it has to do with the notion of freedom that humanbeings have by default and in terms of growth we, as people, will move and we, as people, will change and we, as people, will have to break down structures. It is not to do one against the other but every structure has to change

Fino al 4 maggio 2009 Shilpa Gupta è in mostra anche a Le Laboratoire di Parigi con While I sleep, un progetto frutto della collaborazione con Mahzarin Banaji

L'intervista è accompagnata da One day I will hear this song stoned di Pero, scaricabile dalla netlabel N netlabel e da Like a Virgin di The Apartment, scaricabile da comfortstand.com. Grazie a Galleria Continua per la messa a disposizione degli audio di I have many dreams e di Tryst with Destiny. Questa intervista è realizzata nell'ambito del progetto SIR - sistema informativo regionale per l'arte contemporanea

Questo sito utilizza cookie per monitorare la tua esperienza di navigazione del sito. Per maggiori informazioni su come utilizzare e gestire i cookie, consulta la nostra Informativa sui cookie. Chiudendo questa notifica acconsenti al nostro utilizzo dei cookie.
OK, ho capito