Jota Castro - Survival Guide for Demonstrators

In conversazione con Denis Isaia

INTERVISTE

Quale sia il ruolo politico e sociale dell'intellettuale è una delle domande che più ha animato e formato il dibattito culturale della seconda metà del XX secolo. Le pagine de Les Temps Moderns nel 1952 ospitarono l'ultimo atto della rottura tra Sartre e Camus - amici, solidali in molte scelte per quasi dieci anni - il primo ancorato ad una posizione di incodizionato appoggio all'ideale rivoluzionario sovietico, il secondo schierato su posizioni più moderate, il primo acritico sostenitore della dittatura comunista, il secondo difensore di una critica che non fosse supina alla militanza cieca.

Quale sia il ruolo dell'intellettuale oggi, di fronte al dramma dei nostri tempi è una domanda che influenza anche tutta la pratica artistica di Jota Castro, artista franco peruviano che prima di dedicarsi all'arte ha lavorato per più di un decennio in diplomazia, lavorando per ONU e Unione Europea.
Il suo lavoro affronta i disequilibri politici, comunicativi e sociali che caratterizzano i nostri giorni e oggi, a maggior ragione, Castro invita ad un'arte più critica; in tempi di obamismo e arte gentile che si sta appiattendo su uno standard culturale ISO 49 - dice - c'è bisogno di più critica, di più rabbia.


In questo dialogo con Denis Isaia - svoltosi nell'aprile 2009 a Faenza in occasione del Festival dell'Arte contemporanea - parla di due lavori che ha presentato negli ultimi anni alla Biennale di Venezia e alla Biennale di Gwangju - Survival Guide for Demonstrators e A drop in the ocean - del suo primo lavoro di strada - Desiderio di Integrazione - che ha sollevato, è il caso di dirlo, un'interrogazione del parlamentare belga Frank Vanhecke alla commissione europea che così recita:

Oggetto: Sovvenzioni comunitarie

Nei pressi del Parlamento europeo di Bruxelles sono stati affissi nei mesi scorsi vari poster dell’«artista» Jota Castro, di sconcia volgarità, che raffiguravano un uomo di colore, nudo, col sesso manifestamente eretto e ricoperto della bandiera europea. Lo slogan del poster riprodotto nelle undici lingue dell’Unione europea era: «desiderio di integrazione».
Sul sito Internet si apprende che l’artista intendeva rimuovere, nell’ambito della lotta al razzismo, l’ultimo tabù e cioè che «il seme degli stranieri costituiva un pericolo» (sic).
Jota Castro afferma che, nel corso del 1999, saranno affissi nelle 15 capitali europee 50.000 esemplari del suo poster. Tutto fa presumere che esso sia stato sovvenzionato con fondi europei destinati alla lotta contro il razzismo. 


Jota Castro, La palabra de los mundos, Miraflores City, Lima, Peru 2008.

Ha parlato anche di lavori più recenti, Hucha de los Incas, La palabra de los mundos, la Biennale della Cecenia. Ha parlato di urgenza, di modernità e contemporaneità, del prossimo impegno alla Biennale veneziana con The fear society - ultima tappa del Padiglione dell'Urgenza - dell'utilità e del divertimento di fare arte, di universalismo e della difficoltà di essere universali.

L'incontro tra Denis Isaia e Jota castro è accompagnato da The Insidere Theme, Time to move and motivate e Tension is rising da The insider - All's fair in Love of wax, scaricabile dalla netlabel www.jamendo.com.

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