Since the museum is not a fixed place and you are not presenting fixed meanings to an audience, it would be nice to conceive that the whitecube is not a cube or white anymore but a space for presenting thinking and the thinking you are presenting through works of art is a speculative one, it's an exercise in trying to figure out how different disciplines - the visual, the philosophical, the social - enter into it. When I say that the museum is a hypotetical platform it means that it's more than a platform, it's an exercise in itself and it would be interesting to think that a museum is a new  accademia, like the garden in Italy in the XVI century, where the garden was not a garden, meaning plants but a social architecture, where different way of thinking of culture were possible.

How to engage with a (museum) collection? updating it, trying to understand the kind of research that these artists were engaging with and bringing it to the present, always, because that's how a collection should be; it should be an eloquent tool for the present.


The only way you could surpass the media analysis of TV - that means not only to do an exhibit that would confront the fact that indeed art do have relations with tv, that tv is complex and sometimes manipulates our opinion - in order to surpass the traditional media critique, it would be interesting to approach TV as a resource as performing space, of performing conventions and narratives... 
We are trying to do an exhibition in order to explore TV as a source for understanding our double binding relationship with reality in contemporary culture: on the one hand we want to get closer to reality and at the same time we create more and more devices to prevent us to get closer to reality....it will be an interesting exercise to understand where we are standing in relation to the real.
[Chus Martinez]
 

Ai tempi del Frankfurter Kunstverein ha curato Fruit of One’s Labour di Natascha Sadr Haghighian, un progetto artistico che hanno presentato e di cui hanno discusso insieme a Faenza.
Tra qualche mese il MACBA di Barcellona inaugurerà Are you ready for tv?, una mostra - uno dei progetti più impegnativi di cui mai si sia interessata - che analizza la Tv in rapporto alla pratica artistica andando oltre al consueto dibattito intorno alla massificazione e omologazione dei comportamenti e al controllo delle informazioni.

Un progetto che sonda le potenzialità della televisione come format - come vocabolario di convenzioni che vengono riprese nel lavoro di molti artisti, come strumento per capire quali siano le strategie che mettiamo in atto per avvicinarci e allo stesso tempo allontanarci dalla realtà - ma anche un azzardo museologico che cercherà di dare forma a un materiale, la televisione, che non ha una tradizione espositiva in ambito museale ma che invece ha una ricca e interessante tradizione, novecentesca, europea ed extra europea di programmi educativi in cui si parla di arte e di filosofia. Tutto questo, nella mostra che aprirà a novembre. 

Con Chus Martinez abbiamo parlato di questo ma anche del museo come piattaforma ipotetica, spazio del pensiero speculativo che non può che far bene in un periodo di crisi economica e sociale come quella attuale - le visite al MACBA non a caso sono cresciute negli ultimi due anni di crisi e Chus Martinez passa i fine settimana a parlare coi visitatori del museo per capirne la ragione -, come luogo per esercitare le idee, per ripensare nuove forme di cultura. 

Abbiamo parlato di modernità come processo di drammatizzazione della storia, di riscrittura di risposte che non siano letterali a domande sempre più complesse che le situazioni paradossali in cui viviamo ci pongono. Domande che la modernità non prende letteralmente e a cui cerca di rispondere proponendo nuove sistemi interpretativi e nuovi vocabolari che possano spiegarci cosa sta accadendo in questa sorta di inter regno. Per questo la cultura - dice la Martinez - è sempre più importante, per non restarne vittime o soltanto testimoni

Abbiamo infine parlato di Crime against Art, un processo in diretta che nel 2007 vide la Martinez nel ruolo dell'accusa contro l'arte, rea di aver abbracciato le logiche borghesi. Come è andata? come si è ritrovata in un simile ruolo? che idea romantica è accusare l'arte di giocare al gioco della borghesia?

Chus Martinez, chief curator al Museu d'Art Contemporani de Barcelona (MACBA) dal 2008 è stata precedentemente direttrice del Frankfurter Kunstverein, curatrice di Sala Rekalde, a Bilbao e della Fundación la Caixa di Barcelona; scrive per Afterall e Artforum. Ha studiato filosofia e storia dell'arte in Spagna prima di prendere la sua laurea al Bard College's Center for Curatorial Studies (NY). Attualmente impegnata con Dora Garcia nella ideazione di Are you ready for TV?, che aprirà al MACBA il prossimo novembre.

La sigla di Arte da ascoltare, Radio Papesse al festival dell'arte contemporanea è stata ideata, composta e realizzata da Nicola Cavina (Eipe Records Studio) e Rosa Maria Sarri. L'intervista è accompagnata da Our Beautiful Youth e The Smallest Caravan di Ian HawgoodIan, da Bourrasque di Nicolas Bernier & Simon Trottier, tutte scaricabili dalla netlabel 12rec.

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