Tre giorni di incontri, tavole rotonde e momenti di discussione per riflettere sul sistema dell'arte contemporanea, per ascoltare la voce di cui la fa, la promuove, la gestisce e la comunica. Una prima edizione in cui si è parlato molto di economia dell'arte e di mercato ma anche di modelli comunicativi, di pratiche museali e curatoriali; un'analisi tutt'altro che celebrativa ma che tuttavia non si è lasciata andare alla lamentatio sterile.

Se Marco De Michelis ha criticato il modello manageriale delle scuole per curatori, Pamela Lee ha sottolineato la disillusione dei giovani professionisti che il sistema non riesce ad assorbire. Se Massimo Minini ha messo a nudo le logiche di brand washing celate dietro certo collezionismo, Maria Paoletti Masini si è chiesta perchè il Modello Olivetti non inspiri più gli imprenditori a una progettualità culturale socialmente sostenibile.

Ma al tempo stesso sono state presentate realtà vivaci e interessanti modelli di sviluppo - Jorge Orta con la Bienal del Fin del Mundo e il progetto Antarctic Village-No Borders, Hedwig Fijen che ripensa nuovi modelli per Manifesta e le numerosi biennali in giro per il mondo - e politiche culturali pubbliche, come quelle a difesa del paesaggio sardo di Renato Soru.

Questo e molto altro ancora è stato Futuro Presente/Present Continuos; questo e molto altro ancora troverete su Radio Papesse: le voci e i suoni del festival per uno speciale dedicato a chi non c'era e a quanti invece non vogliono perdere traccia dei tre giorni faentini.

 

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