Dal 18 marzo al 29 aprile 2022, Villa Romana ospita The Tellers, una mostra curata da Katharina Ehrl e Davood Madadpoor di Sumac Space e che presenta il lavoro di Mohamed Abdelkarim, Ali Eslami, Maha Maamoun, Basim Magdy e Islam Shabana. [Vi consigliamo di visitare anche la mostra virtuale A Whole Population of Poets, che nel 2021 ha inaugurato il percorso di ricerca di Sumac sulla relazione tra narrazioni e futuro].

Ad accompagnare l'inaugurazione di The Tellers, il 19 marzo, Nat Muller (curatrice indipendente e scrittrice) e Santiago Zabala (research professor in filosofia presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona, Spagna) hanno approfondito alcuni temi centrali alla mostra, presentando le proprie ricerche in corso. 

Qui potete riascoltare i loro interventi.

 

Santiago Zabala, Dov’è il futuro? I moniti dell’arte

La filosofia è un monito,
cioè una richiesta di farsi coinvolgere in segni che riguardano il nostro futuro. Questi segni possono riferirsi alla nostra esistenza, all’ambiente o anche alla politica. Il problema è che questi moniti, contrariamente alle predizioni, sono concetti deboli, vaghi e poco chiari (sotto forma di dichiarazione) che sono spesso ignorati. Questo è il motivo per cui vengono spesso scartati come inutili o insignificanti – un po’ come gli ambientalisti, i filosofi, gli artisti – quando in realtà sono vitali.

Oggi l’arte funziona spesso meglio delle dichiarazioni ufficiali scientifiche come modo per rivelare i moniti. Questo non è solo un effetto della capacità degli artisti di creare bellezza ma piuttosto dell’intensità e profondità delle loro opere. Le foto documentarie dello scioglimento delle calotte polari che è in corso, per esempio, possono essere veritiere ma sono di rado potenti come le opere d’arte che parlano di questa emergenza. Quando l’arte parla dei nostri moniti, il futuro rivela se stesso.

 

Santiago Zabala è professore ordinario (ICREA) di filosofia presso l’Università Pompeu Fabra a Barcellona. È autore di molti libri, fra cui Being at Large: Freedom in the Age of Alternative Facts (McGill-Queen’s University Press, 2020) e Why Only Art Can Save Us: Aesthetics and the Absence of Emergency (Columbia University Press, 2017). Scrive articoli per The New York Times, Al-Jazeera, The Los Angeles Review of Books e altri media internazionali. In Italia Bollati & Boringhieri pubblica il suo Essere dispersi. La libertà nell'epoca dei fatti alternativi.
 


Nat Muller, Il futuring è un verbo: cercare possibilità nelle rovine nell’arte contemporanea del Medio Oriente

Nat Muller si chiede se le rovine possano essere considerate come modelli di futuro, invece che come indicatori di decadenza ed entità bloccate nel passato. In secondo luogo, domanda quale tipo di immagini speculative, immaginari e posizione politiche siano necessari per sbloccare questo potenziale e vedere il futuro attraverso lo sfacelo.

A tal fine attinge alla pratica degli artisti contemporanei del Medio Oriente, fra cui l’artista palestinese Larissa Sansour - che spesso ricorre alla narrazione fantascientifica per parlare di perdita, appartenenza, patrimonio e identità nazionale - Decolonizing Architecture Art Research (si cita il lavoro che Sandi Hilal and Alessandro Petti stanno portando avanti sulla refugee heritage e per il riconoscimento del Dheisheh Refugee Camp tra i siti protetti dall'UNESCO come patrimonio mondiale - gli artisti e registi libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige [registi di The Lebanese Rocket Society e loro il progetto del 2018 Scenario for a Space Museum] Wafa Hourani, con la trilogia dedicata a Qalandiya, insediamento palestinese a nord di Gerusalemme. 
 



Nat Muller è curatrice e scrittrice indipendente esperta di arte contemporanea del Medio Oriente. Collabora regolarmente a pubblicazioni d’arte internazionali come Ocula e Hyperallergic e ha curato una serie di monografie su vari artisti fra cui Walid Siti (Kehrer Verlag, 2020), Nancy Atakan (Kehrer Verlag, 2016) e Sadik Kwaish Alfraji (Schilt Publishing, 2015). Ha inoltre curato proiezioni di video e film per il Rotterdam's International Film Festival (Olanda), il Norwegian Short Film Festival (Norvegia), l’International Short Film Festival Oberhausen (Germania) e il Video D.U.M.B.O (USA) fra gli altri. Fra i suoi recenti progetti espositivi vi sono il padiglione danese per la 58a Biennale di Venezia (2019) con l’artista palestinese Larissa Sansour e la mostra collettiva Trembling Landscapes: Between Reality and Fiction all'Eye Filmmuseum di Amsterdam (2020). Sta portando a termine un dottorato di ricerca finanziato dall’AHRC presso la Birmingham City University sulla fantascienza nell’arte contemporanea in Medio Oriente.

Se il tema vi interessa, trovate online il suo Lunar Dreams: Space Travel, Nostalgia, and Retrofuturism in A Space Exodus and The Lebanese Rocket Society e trovate un approfondimento in questa intervista di Joey Ayoub.  


Infine altri due consigli di lettura, da Broken Archive, un progetto di Villa Romana, che raccoglie progetti artistici e contributi critici che investivano la storia e il presente dell'area mediterranea:

Conflict of a fictive future, una conversazione di Angelika Stepken e Wafa Hourani, guest artist a Villa Romana nel 2009. 
Beirut, the last available lies, una conversazione di Angelika Stepken e Ghassan Halwani, artista e film maker che ha collaborato al film The Lebanese Rocket Society  e il cui primo feature film Erased, _ Ascent of the Invisible, uscito nel 2018, è stato in parte sviluppato nel corso di una sua residenza a Villa Romana, nel 2014.
 

(Le foto sono di Pietro Viti)

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