What I've tried to do in the exhibition is a sort of, in a way, look at this kind of space between the conception of an idea and its realization, the sorts of slippages that can occur in that space and how that slippage becomes a sort of creative force in the making of the work. 
Turin has been a very kind of productive place for me to work in, in the last ten years since I started working with Franco Noero. I like Turin very much because it's a place where people are still making things which is quite rare in contemporary cities, there are still craftsmen working in courtyards; it's been very inspiring and productive, a kind of a palette of materials, processes, stories, techniques that fed into my work and Mario Merz, he's an artist who I've known since studying back in the 80s, the group of artists that he sort of very much became part of, the Arte Povera artists, have always been intriguing to me but I never had any sort of direct contact with his work professionally and it was nice to get this opportunity to rethink his work and sort of trying establish a sense of relationship between him and my own practice. They are very different art practices, they are very much marked by a different generation gap but at the same time there are some resonances; he was somebody who, often like myself, responded to particular site and architecture, kind of working on the hoof very much...he was responsive and I find that very interesting. The studio as a place of production has never been so important to me, it's a place of coordination, planning, thinking, and a lot of the work gets made in the real world so to say. Also this kind of relationship to technology and science is something that intrigues me about him as well, he approached them in a very poetic fashion which is perhaps a little different to my own approach but his questioning, his sort of scepticism of technology and this kind of urges us in a way to allow contemporary art practice to be always a little bit resistant to technology, to be constantly questioning its influence...and I think this is something that I tried to pick up in the exhibition
. [Simon Starling]


Radio Papesse torna a collaborare con la Fondazione Merz in occasione di The Inaccessible Poem, la prima regia espositiva di Simon Starling in Italia, un progetto - curato da Maria Centonze - che fa dialogare i suoi lavori con quelli di Mario Merz e con le opere di Sture Johannesson, James Nasmyth & James Carpenter e Faivovich & Goldberg.

Presto, da Torino, l'intervista di Radio Papesse all'artista.
Per ora, il comunicato stampa, i testi di Simon Starling e di Maria Centonze in catalogo e alcune audio preview dalle interviste con Simon Starling e Faivovich & Goldberg.
Stasera, alle 19.00, ci vediamo all'inaugurazione! 


L'artista inglese analizza, attraverso generazioni di produzione artistica e di attività scientifica, l’evoluzione del rapporto dell’arte con la scienza nei secoli. "Le esplorazioni nei vari campi di interesse di Simon Starling confluiscono – come suggerisce la curatrice Maria Centonze – in uno spazio ibrido che costituisce una costante del suo lavoro. È uno spazio che assorbe dalla scienza, che si nutre della tecnologia, ma che tenta di ridefinire i confini delle cose e del pensiero al punto da creare microcosmi di idee, da mettere in relazione o in contrapposizione".

Uno degli spunti da cui parte l’artista è il lavoro dei due astronomi dilettanti Carpenter e Nasmyth i quali, con un approccio speculativo, realizzarono una serie di disegni ottenuti dall’osservazione al telescopio della superficie lunare; disegni a loro volta utilizzati per costruire dei modellini fotografati, ottenendo quelle immagini così sorprendentemente poetiche dell'inarrivabile corpo celeste a cui fa riferimento il titolo della mostra.

Fatti e manipolazioni della storia sono anche l’argomento dell’opera recentemente completata Project for a Masquerade. Il video, proposto al piano interrato del museo, documenta le varie fasi di lavorazione di una serie di maschere giapponesi del Teatro del Noh appositamente create dal maestro Yasuo Mischi. Nel corso del video le maschere assumono i contorni somatici di noti personaggi internazionali, storici e di fantasia, coinvolti a vario titolo negli avvenimenti legati all’opera commissionata per ricordare il luogo d’origine del progetto della bomba atomica. Da qui l’analisi della scultura di Henry Moore, Atom Piece/Nuclear Energy (1963) e della sua doppia identità: monumento celebrativo a Chicago e testimonianza della catastrofe umana al Museo di Hiroshima.

L'interesse di Starling sul rapporto tra finzione e realtà a partire dall’indagine scientifica, si sposta poi su El Mesón de Fierro degli argentini Faivovich & Goldberg. Nel nuovo capitolo del loro ampio progetto A Guide to Campo Cielo, dedicato alla manipolazione di informazioni scientifico-culturali e su ciò che resta del passaggio di meteoriti di quattromila anni fa, i due giovani artisti si soffermano sull’ormai leggendario meteorite mancante El Meson de Fierro e sulle indagini e le congetture legate alla sua sparizione.


Dalla fondazione Merz, è online lo speciale pubblicato a marzo 2011 sulla mostra A negress of notewhorty talent di Kara Walker e curata da Olga Gambari. 

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