(Un)Monuments for V. Tatlin | exhibitions view Galleria Continua, San Gimignano | Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana | Photo by: Artnine

Gli ingredienti: 

La C.I.A che nell'ombra lavora all'apertura del Museu de Arte de São Paulo
Joseph Beuys che fuma crack in downtown São Paulo
L'illusoria innocenza dell'architettura modernista, Brasilia e la dittatura
Gordon Matta Clark, Lygia Clark e Lina Bo Bardi
La propaganda marxista di Lenin e il minimalismo di Dan Flavin.

Agitarli con garbo e aggiungere un pizzico di cemento. Siate pronti a una bella scossa brasiliana: Marcelo Cidade.

Nel 1920 Vladimir Tatlin progetta un edificio grandioso: ferro, vetro e acciaio al servizio della propaganda marxista di Lenin. La torre dell'avanguardia politica, la tecnologia al servizio della Terza Internazionale. Più alta della Torre Eiffel, se fosse stato costruito.

Nel 1964 l'artista americano Dan Flavin inizia una serie di trentanove monumenti in memoria di Tatlin. Set minimali di tubi fluorescenti, un'eco delle ambizioni utopie dell'architetto costruttivista russo.

Nel 2015, a San Gimignano nello spazio dell'Arco dei Becci della Galleria Continua, l'artista brasiliano Marcelo Cidade chiude il loop appropriazionistico presentando una serie di sculture composte da strutture recuperate in alcuni edifici abbandonati di San Paolo: supporti metallici di tubi a neon, ormai inutili, disconnessi, carichi solo di una memoria al negativo, quella di uno spazio che ormai non ha più senso. Non vi è più luce, nessuna speranza, solo rovine. Ciò che resta è solo una riflessione sui fallimenti delle utopie, sull'anacronismo dei monumenti. 

Abbiamo incontrato Cidade e abbiamo parlato di modernismo brasiliano, delle sue architetture e dei suoi scivoloni - riservando uno spazio all'eccezione per Lina Bo Bardi e Flavio de Carvalho - di riappropriazione come gesto sovversivo rispetto ai modelli culturali egemoni, di poesia e materiali poveri, di cemento e di feltro. Abbiamo parlato della sua pratica itinerante, la strada il suo studio, dove pare abbia incontrato Joseph Beuys che fumava crack. 

 

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