Crieurs de rue

Süden Radio #3

SONORA

Un breve poema, una canzone... le note di un rebab e di un sagat arrivano alle mie orecchie mentre mi trovo al Cairo, a casa. Li ascolto passare e mi chiedo: celebrare per strada la gloria dei frutti o cantare la bellezza delle verdure, è un fenomeno sonoro esclusivamente arabo o anche mediterraneo? 

 

Questo è un estratto di una conversazione di Radio Papesse con Noha Gamal Said.

 

RP. Noha, raccontaci dei creurs de rue, che suoni ascoltiamo, da dove provengono?

 

NGS. State ascoltando i canti e la musica dei venditori ambulanti del Cairo, un fenomeno sonoro interessante, legato nello specifico alla loro attività commerciale porta a porta. Crieurs de rue è un catalogo di diversi ambulanti: ci sono quelli che cantano per reclamizzare e vendere i propri prodotti – soprattutto frutta, verdura, pane, miele – e ce ne sono altri che suonano strumenti tradizionali, talvolta primitivi, come il rebab, i cimbalini a dita o piccoli corni, per vendere liquirizie, zucchero filato… ogni suono, ogni strumento è associato a uno specifico prodotto in vendita.

 

RP. Questi field recording sembrano un omaggio a una città che ancora resiste alla modernità. Ci ha scritto qualche tempo fa: “Cairo è una di quelle città che, di fronte alla modernità che tenta di zittirla, ha ancora la forza di resistere e gridare”. Descriveresti la modernità come un fenomeno di silenziamento urbano?

 

NGS. I venditori ambulanti aggiungono una specifica qualità sonora alle strade della città. Nonostante adottino pratiche informali e spontanee, hanno bisogno di un contesto particolare per poter emergere. Lo scopo di Crieurs de rue è di mettere in luce le condizioni minime di esistenza di questo fenomeno sonoro e di discutere di come certi quartieri ne permettano la pratica (di scambio commerciale e) sociale: le strade calme e piccole delle aree residenziali, dove gli edifici non superano i 5/6 piano, sono gli ambienti che meglio ospitano e aiutano la sopravvivenza di questi suoni. Oggi assistiamo alla trasformazione continua e massiccia d’interi distretti, soprattutto quelli intensamente popolati; gli edifici vengono sostituiti dai grattaceli e l’urbanistica moderna, coi suoi viali ampi e rumorosi, ha prodotto una sorta di maschera sonora che si impone sulle grida dei venditori ambulanti. Allo stesso modo, la città contemporanea è sempre più messa a tacere, basti pensare alle gated community del Cairo, con i cancelli e le mura che non lasciano filtrare né altri abitanti, né i venditori ambulanti. Sotto questo paradigma mutevole, la tradizione dei crieurs de rue è costantemente minacciata e in via di scomparsa.

 

RP. Parlandoci di questo lavoro ha utilizzato una parola araba molto interessante, al-wanas? Puoi spiegarci meglio perché è così centrale alla nostra ricerca sull’ospitalità?

 

NGS. È difficile tradurre Al-wanas…ma la parola descrive quella sensazione di conforto emotivo che si prova nel sentire la presenza delle altre persone, o la presenza di loro tracce, siano suoni, luci, gesti…Non è un caso che la radice di al-wanas si riferisca anche all’espressione sonora, alla parola. Al-wanas indica una relazione sonora attraverso cui la città fa sì che i suoi abitanti si sentano parte di un’entità fisica e sonora condivisa. Un altro aspetto che ci riporta all’ospitalità è il concetto di accettabilità sociale: questi suoni (dei crieurs de rue) dimostrano come gli abitanti del Cairo accettino la presenza sonora di altri e le permettano di penetrare nella propria sfera domestica, intima. È per questa ragione che ho registrato dal balcone, un interstizio, un confine poroso tra la sfera pubblica e lo spazio privato. I suoni costruiscono una rete di relazioni interpersonali, creano condivisione, memoria collettiva, particolarità sonora, coesione umana. Questi suoni e i loro significati costruiscono una cultura sonora condivisa, ribadiscono la persistenza di un paesaggio sonoro effimero e fragile, radicato nella storia attraverso le generazioni. Sono il patrimonio sonoro intangibile della città del Cairo.

 

 

Noha Gamal Said è dottore in architettura e urban design. È assistente professore alla Ain Shams University del Cairo, nel Dipartimento di Architettura e Urban Design. È ricercatrice associata del CRESSON - Recherche sur l’Espace Sonore et l’environnement urbain e fa parte del comitato direttivo di Penser ensemble le son des villes. Tra il 2010 e il 2013, insieme a Nicolas Rémy ha curato la CRESSON Winter School all’interno del progetto di ricerca European Acoustic Heritage.

 

La sua ricerca si concentra su memoria e patrimonio sonoro delle città. I suoi studi investono anche altri fenomeni urbani - come la sostenibilità ambientale e la densificazione delle città – dal punto di vista dell’esperienza sensoriale quotidiana. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca, come building interfaces: Esquis'Son! and the sound configurations of Oasian urbanism: Zerka.

Questo sito utilizza cookie per monitorare la tua esperienza di navigazione del sito. Per maggiori informazioni su come utilizzare e gestire i cookie, consulta la nostra Informativa sui cookie. Chiudendo questa notifica acconsenti al nostro utilizzo dei cookie.
OK, ho capito