Abbiamo incontrato l’artista americana Kara Walker a Torino dove la Fondazione Merz le ha dedicato una mostra personale curata da Olga Gambari. A seguire una sorta di indice dei temi affrontati nel corso della nostra conversazione:

 

- l'analisi del lavoro della Walker non può non tenere conto del carattere effimero delle fictional memories e allo stesso tempo di come il genere del memoir sia stato spesso associato e studiato in relazione alla letteratura femminista e a quella delle minoranze. Sebbene il lavoro della Walker non possa essere limitato all'ambito della storia afro-americana e sebbene non sia esso stesso affidabile come documento storico, sia la tradizione orale sia i racconti della schiavitù sono centrali alla sua personale opera di lettura storica. Abbiamo chiesto all'artista che ruolo ha la memoria nel suo lavoro e come questa abbia influenzato e tuttora influenzi l’autorappresentazione delle comunità afro-americane.

 

- in Untitled Storyboard – che racconta, attraverso quattordici disegni e testi, l’ambigua relazione amorosa tra una schiava e un padrone a bordo di una nave diretta dall'Africa all’America – la Walker analizza il complesso e ambiguo rapporto tra oppresso e oppressore, tra uomo e donna. La serie An unpeopled land in uncharted water ci permette di capire in che modo l'Africa entri nel suo lavoro e quale aspirazione identitaria caratterizzi il ricorso al tema e all'immaginario africano. 

 

 

A proposto di Africa e delle frizioni irrisolte tra realtà e stereotipi occidentali, vi invitiamo ad ascoltare un breve estratto dal talk di Kara Walker e Richard Flood – lecture inaugurale del simposio Silhouettes and Stereotypes – in cui si dibatte da una parte di modernismo europeo e primitivismo, dall’altra del tentativo dell’artista di ricolonizzare lo spazio critico che le istituzioni europee si sono arrogate trattando di arti africane.

 

 

- Kara Walker ha inoltre partecipato al workshop Pictures of You – guidato da Luca Morena e aperto agli studenti di accademia e università – incentrato sull’idea di empatia. Oggetto e strumento del laboratorio le cosiddette orphan photos, le foto anonime, quelle che senza firma, che dai banchi dei mercatini bric e brac, storie e memorie orfane. Abbiamo chiesto all’artista una riflessione sull'anonimia della fotografia, sulla responsabilità o meno insita nella conservazione di simili documenti storici e sulla loro affidabilità.  Cosa ne pensi la Walker dell’empatia, o delle sue contraddizioni, è una questione altrettanto interessante.

 

My worry is to only be seen to be speaking on 'african-american and women' things.
If you imagine these people landing on the shore of this island (Lampedusa) and people come out and bring tea because there's empathy and humanity and when we see somebody suffering we want to help, I think that kind of communication always exists in any hard viewing situation, as well as there is always the risk of closing down in a minute, and that 'the other' is perceived as a threat not as a brother. With my work, the complicated part is that I sort of play with that tension of openess empathy and yet this danger's lurking image
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Questa intervista è prodotta con il supporto della Fondazione Merz di Torino. Kara Walker. A negress of noteworthy talent – curata da Olga Gambari - è aperta fino al 3 luglio 2011 alla Fondazione Merz.

 

La musica che accompagna l’intervista è di James Gardner, dall’album Giraffe, pubblicato dalla netlabel 12rec.com.

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